Il primo punto da cui vorrei partire è la parola terapia. Comunemente essa viene associata alla curadi un disturbo, di una patologia, ovvero alla mancanza di salute. L’Organizzazione Mondiale dellaSanità (OMS) considera la salute come qualcosa di molto più ampio della mera assenza di sintomipatologici, definendola come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e nonsemplice assenza di malattia”. Anche il senso di terapia dunque può essere ampliato,recuperandone il senso di prevenzione del disagio, o ancora meglio, di promozione della salute.Negli anni 60 in America Abraham Maslow fondò un filone della psicologia che s’ispirava a questoconcetto di benessere, scrivendo il manifesto della Psicologia Umanistico-Esistenziale, altrimentidetta Psicologia della Salute. Oggi questa impostazione si articola in diverse metodologie, anchemolto diverse tra loro, che condividono però il presupposto di focalizzare sulle risorse e suldesiderio di autorealizzazione insiti nelle persone.
La psicologia della Gestalt è una di queste. Uno dei suoi massimi esponenti contemporanei, ClaudioNaranjo, sintetizza l’obiettivo di questa scuola con la frase “l’unico cambiamento valido è diventarese stessi”. Sia che si vogliano affrontare e risolvere dei problemi, che se si voglia fare un percorso dicrescita personale, la strada passa per il prendere coscienza di se stessi, dei propri modi di fare, diessere, d’interpretare il mondo e di rapportarsi agli altri. A partire da qui sarà possibile intervenireper modificare ciò che ostacola la propria felicità, riconoscendo cosa di sé si può migliorare, e qualirisorse inutilizzate si possono attivare.
Nella nostra cultura tendiamo ad identificarci molto con la nostra personalità, fino a considerarlaassoluta, come se fosse tutto il nostro sé. In realtà invece, ciò che conosciamo di noi stessi non èche la minima parte di chi siamo o possiamo diventare veramente. Sulla propria personalità sipuò intervenire, così come lo si può fare per altri aspetti di sé. Faccio un esempio: una persona che siappassiona di calcio, comincerà ad allenarsi assiduamente per rinforzare muscolatura, resistenza,agilità, insieme al senso di squadra, creatività tattica e altro. Dovrà riconoscere i propri punti deboli erafforzarli, i propri punti di forza per potenziarli e utilizzarli al meglio.
Sicuramente ognuno ha la sua struttura di base da cui partire, ma con allenamento e motivazionequesta base si può modellare, ampliare, articolare, a seconda dei propri obiettivi. La stessa persona,potrebbe dedicarsi alla danza classica invece che al calcio, sviluppando un corpo e una serie di abilitàcompletamente diverse, pur partendo dalla stessa base.
Allo stesso modo, possiamo intervenire sulla nostra maniera di essere, comportarci, rapportarci. Unpercorso di psicoterapia, in particolare se di tipo umanistico esistenziale, può essere un ottimostrumento in questo senso. Alla base è necessaria la volontà di mettersi in gioco e di essere felici,realizzando i propri desideri, mettendo a frutto le proprie potenzialità, imparando a rapportarsi aglialtri in modo limpido, funzionale e consapevole.

Pubblicato su Okkio, Periodico bimestrale N06, Anno II, Gennaio 2011